siamo uno Studio Professionale con sede a Milano e Catanzaro.
Offriamo servizi di consulenza in ambito nazionale ed internazionale con branch operative dislocate in Cina e Brasile.
Nasciamo con l'obiettivo di unire le conoscenze maturate nella gestione delle aziende per offrirle a chi, imprenditori, società e liberi professionisti vogliano migliorare le proprie performance strizzando l'occhio ai mercati di tutto il mondo.
Nasciamo sull’esperienza dei nostri partner con la missione di utilizzare le conoscenze e le diversificate esperienze maturate nello svolgimento di attività di consulenza a favore delle piccole e medie aziende in tutte quelle fasi della loro vita che noi classifichiamo come special situations.
L’attività e le scelte degli imprenditori e dei direttori di ogni impresa, piccola o grande che sia, sono determinanti per l’evoluzione e il futuro delle imprese stesse. Pertanto, la consulenza, che sia essa organizzativa, legale o strategica, deve essere necessariamente di livello elevato, svolta da professionisti seri, competenti e con una grande esperienza d’azienda.
L’esperienza maturata ci ha condotto ad un sistema di consulenza integrata che nasce dalla consapevolezza che il miglior servizio è dato sempre da un prodotto collettivo frutto dell’impegno di diverse individualità il cui fine non sia solo “l’eccellenza” ma il suo stesso superamento.
La nostra missione è quella di offrire alle imprese ed agli Enti pubblici e privati un servizio di Consulenza di alto livello nell’ambito dell’organizzazione, del controllo, delle strategie per il governo dell’azienda e dei processi di internazionalizzazione.
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In termini di risorse naturali il Kazakistan è tra i Paesi con la maggiore ricchezza pro capite al mondo.Tesoro inestimabile del Kazakistan sono le sue risorse minerarie. Il Kazakistan è il sesto paese più grande del mondo in termini di risorse minerarie. 99 elementi scoperti, 70 elementi esplorati, 60 vengono recuperati e utilizzati nel suolo del Kazakistan di 110 elementi della tavola periodica di Mendeleyev, tra I più importanti: petrolio, gas, uranio, zinco, tungsteno, bario, argento, piombo, cromo, rame, fluoriti, molibdeno e oro.
Gli Emirati Arabi Uniti, con la loro posizione geografica strategica al centro delle principali direttrici est-ovest e le abbondanti riserve di combustibili fossili che ne hanno trainato la crescita economica, sono diventati nel breve volgere di mezzo secolo uno stato moderno i cui cittadini godono di un elevato tenore di vita. Il PIL pro-capite è infatti uno dei più alti al mondo.
Il Giappone rappresenta, in termini di PIL, la terza potenza economica mondiale dietro gli Stati Uniti e la Cina. Nonostante il lungo periodo di stagnazione che il Paese vive dagli anni ’90, la crisi internazionale innescata dalle vicende della Lehman Brothers e i profondi danni morali e materiali provocati dal terremoto e dallo tsunami dell'11 marzo 2011, il sistema economico giapponese continua a rimanere tra i piu' solidi e sviluppati.
L’economia dell’Iran è classificata tra le prime 20 economie mondiali, e presenta anche le caratteristiche della cosiddetta forma di "economia in transizione" ciò vuol dire che si sta trasformando da un'economia pianificata ad un libero mercato.L'Iran occupa una delle regioni più strategiche a livello mondiale e avendo a disposizione considerevoli riserve petrolifere e di gas è destinato a giocare un ruolo sempre più importante nello scacchiere geopolitico mondiale.
La Cina rappresenta la seconda economia mondiale più grande e detiene il primato come paese con il più grande potere d’acquisto secondo l’IMF.L'espansione economica della Cina ha subito un rallentato nel 2015, attestandosi ad un tasso ufficiale del 6,9%, scendendo al di sotto dell'obiettivo 7% per la prima volta dalla recessione globale nel 2009.
Quando il Congresso Nazionale del Popolo della Cina si è riunito per la sua sessione annuale a Pechino a marzo, i 2.943 delegati si sono trovati di fronte ad una delle ultime vestigia Soviet-style di politica economica - il piano quinquennale. Sono lontani gli obiettivi duri e le improponibili quote di produzione per ogni attività agricola, fabbrica e miniera che Mao Zedong ha imposto, nel tentativo di recuperare rapidamente terreno alle grandi potenze industriali, con risultati disastrosi.
La versione moderna cinese è una guida più flessibile che fissa gli obiettivi di massima del governo, non solo per l'economia, ma anche per le politiche sociali e, adesso più che mai, la salvaguardia dell’ambiente. Una cosa non è cambiata però: il Congresso non avrà nessun potere sulle decisioni del partito, anzi si limiterà a "timbrare" come è stato fatto in ogni piano precedente dal 1953.
I piani economici quinquennali non sono solo uno degli ultimi simboli superstiti delle radici ideologiche di una Cina in rapido e continuo mutamento, ma hanno praticamente tracciano un arco attraverso la storia moderna cinese, evidenziando gli eventi e le priorità più importanti da quando Mao Zedong ha preso le redini del Paese. Dopo una prima fase, dove si seguivano i modelli economici di stampo sovietico, il governo comunista fondato da Mao implementò il primo piano quinquennale nel 1953, grazie anche alla consulenza e l'assistenza tecnica di consiglieri sovietici. E’ in quella data si vide il primo vero intento di ammodernamento: Mao volle trasformare la Cina da un’economia prettamente agraria ad una vera e propria potenza industriale. "Possiamo fare tavoli e sedie, tazze e teiere, sappiamo coltivare il grano e trasformarlo in farina," disse Mao "ma non sappiamo fare neanche un’automobile, un aereo, un carro armato o un trattore.
Alla fine, l'esito del vertice di Doha, dove si sono riuniti 16 ministri del petrolio presso l’hotel Sheraton in Qatar, è stato deciso da un paese che neanche c'era. La decisione dell'Iran, alla vigilia della riunione, di non partecipare era già un segnale che le cose non sarebbero andate tanto bene, ma il bello doveva ancora venire. Infatti, il giorno del summit, l'Arabia Saudita ha sbalordito quasi tutti insistendo sul fatto che ogni membro dell'OPEC, compreso l'Iran, doveva necessariamente sottoscrivere l'accordo per bloccare la produzione di petrolio. Questa inaspettata evoluzione ha portato il meeting a trascinarsi fino alla sera, quando inizialmente era stato programmato per terminare con una conferenza stampa nel primo pomeriggio.Si sono dati dieci ore in più rispetto ai tempi previsti, ma la maratona negoziale di Doha non è servita a nulla: l'accordo per congelare la produzione di petrolio non è stato raggiunto.